Mentre si discuteva della presenza dei tifosi sugli spalti, la principale agenzia sanitaria del Paese ha impiegato tre giorni per riuscire a interpellare quattro cittadini stranieri.

di Douglas Ceconello, Globo Esporte, 7/09/2021

https://ge.globo.com/blogs/meia-encarnada/post/2021/09/07/quatro-argentinos-600-mil-funerais-e-o-retorno-da-torcida-aos-estadios-brasileiros.ghtml

Traduzione di Alessandro Bai

Al di là della figuraccia mondiale, l’interruzione del clássico tra Brasile e Argentina a San Paolo lascia diverse questioni in sospeso. Quella principale, proprio perché ha a che fare direttamente con ciò che dovrebbe preoccuparci in questo momento (la pandemia, non il calcio), si lega all’estrema difficoltà della principale agenzia sanitaria del paese nel gestire l’arrivo di QUATTRO cittadini argentini provenienti dall’Inghilterra, poiché calciatori militanti in quel Paese. E probabilmente, questa difficoltà è emblematica dei motivi che fino ad oggi hanno portato a quasi 600mila funerali a causa della pandemia da Covid-19.

Dopo una serie di contrasti comunicativi ed equivoci amministrativi (che ha riguardato ambedue i lati della frontiera, coinvolgendo il governo federale, Conmebol, AFA e CBF), i giocatori argentini hanno passato quasi 3 giorni girovagando su suolo brasiliano, ma gli agenti dell’Anvisa hanno creduto che il momento migliore per intervenire fosse a calcio d’inizio già avvenuto sul prato dell’Arena Corinthians. È difficile accettare l’ipotesi che non abbiano cercato di diventare parte dello spettacolo. I giocatori (e la federazione) dell’Argentina non hanno rispettato le regole amministrative, ma di certo erano ben lungi dal rappresentare un attentato alla salute pubblica.

Sicuramente, non rappresentavano una minaccia più grande di quella portata dal governo federale, capace in piena crisi sanitaria di lasciar scadere vaccini e altri farmaci per un totale di 273 milioni di reais [circa 44 milioni di euro, N.d.T]. Oppure di disincentivare l’uso delle mascherine, promuovere assembramenti, mettere in dubbio l’efficacia dei vaccini e raccomandare l’uso di rimedi palesemente inefficaci, un modo di operare caro a chi dovrebbe salvaguardare la vita della popolazione. Questi atti, sì, raggiungono una dimensione catastrofica.

Se con i giocatori argentini, persone tutt’altro che anonime il cui arrivo in Brasile era noto ormai da settimane, l’Anvisa è parsa cercare un ago in un pagliaio, è meglio non provare a immaginare ciò che accade quotidianamente con migliaia di cittadini comuni che si avventurano verso il Paese via terra, attraverso il mare e in aereo. Ed è proprio in questa nazione e in queste circostanze, del resto, che si discute seriamente il ritorno del pubblico negli stadi brasiliani, sempre “seguendo tutti i protocolli”, raccomandazione importante diventata, più che una frase fatta, un pretesto per forzare il ritorno alla normalità quando centinaia di persone continuano a morire ogni giorno.

Esperienze recenti, come la partita dell’Atlético Mineiro contro il Boca Juniors, mostrano che il fallimento dei protocolli tende a essere la regola, anche perché l’essenza del calcio è espressa nell’assembramento – il che, in tempi normali, rappresenta uno degli aspetti più belli. Tutti vogliamo riprenderci il diritto di abbracciare qualche sconosciuto dopo un gol, ma lo scenario sanitario ci suggerisce che questo momento non è ancora arrivato. Nel frattempo, nulla di quanto suggerito da questo scenario è stato accolto in Brasile, fin dalla conferma del primo caso di Covid.

Quanto accaduto a San Paolo la scorsa domenica [5 settembre, N.d.T] sembra persino uno spreco di energie verso una questione che, in termini di ripercussioni sulla salute pubblica, ha poca importanza. Un’ordinanza del governo federale stabilisce che i viaggiatori passati dal Regno Unito, India o Sudafrica debbano osservare una quarantena di 14 giorni, per via delle varianti provenienti da questi Paesi. Ci sono eccezioni per i brasiliani e gli stranieri che viaggiano in rappresentanza di organismi internazionali  – qui nasce il pasticcio, dato che l’AFA ha tardato a richiedere questo permesso e il rifiuto del Ministero della Salute è arrivato soltanto a 50 minuti dall’inizio dell’incontro.

Se esiste una regola, è necessario che venga rispettata, ma vale la pena anche sottolineare che queste varianti si sono già diffuse in gran parte del mondo, Brasile compreso, a dimostrazione degli scarsi effetti ottenuti dall’ordinanza. Lo “Scandalo di Itaquera” ha subito assunto contorni patriottici, con qualche pennellata di xenofobia. Dopotutto, in Brasile abbiamo commesso errori fin dall’inizio della pandemia, ma uno sbaglio è imperdonabile soltanto se chi lo commette viene da fuori. Ci sono responsabilità e conti in sospeso da tutti i lati, ma la portata raggiunta dal caso pare abbastanza incompatibile con quanto accaduto. Anche perché il pericolo relativo alla trasmissione di queste varianti sarà infinitamente maggiore tra le migliaia di tifosi che la CBF esorta a tornare sugli spalti, piuttosto che tra 4 argentini che corrono su un campo di calcio in una domenica pomeriggio.

Si ringraziano Douglas Ceconello e Globo Esporte per la disponibilità e la collaborazione.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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