I consigli di lettura calcistica della settimana
>>> Il rookie (Il prossimo arrivo nella tua libreria)
LA LEGGE DEL COLONNELLO
di Danilo Crepaldi – Urbone Publishing, 2020
Valerij Lobanovskij è stato uno dei più grandi allenatori del XX secolo, eppure nessuno in Italia si era mai preso la briga di ripercorrere le tappe della sua straordinaria carriera. A colmare questa lacuna ci ha pensato Danilo Crepaldi, in una ideale prosecuzione dei suoi volumi dedicati a un altro grande mister dell’Est come Vujadin Boskov e a uno dei più fulgidi talenti di quella Dinamo Kiev come Zavarov. La legge del Colonnello è un libro che non si limita a ripercorrere i successi di Lobanovskij, ma inquadra anche la sua figura all’interno della storia politica e sociale dell’Unione Sovietica e fa luce sulla sua fenomenale idea di calcio grazie a un attento lavoro di ricerca che ha portato l’autore a parlare con i suoi ex giocatori e con la figlia Svetlana. Il risultato è che attraverso le pagine del libro si scoprono fatti del tutto inediti della vita del Colonnello, soprattutto dell’ultima parte della sua parabola: esempi per tutti il malanno che lo colpì durante il Mondiale italiano, il suo sostegno ai “legionari” che a inizio Anni Novanta portarono senza successo il suo verbo in giro per l’Europa e che Valerij voleva mandare in Olanda per inserirli in un gioco più congeniale e il complesso rapporto avuto con Beskov nel corso di Spagna 82. E poi è ben narrata l’evoluzione del suo credo calcistico, diretta emanazione del socialismo reale dell’Urss e poi mutato con l’arrivo della Perestrojka, sebbene il Colonnello intimamente non sia mai stato uomo di regime.
Il viaggio di Danilo Crepaldi attraverso le lande del calcio dell’Est pre – caduta del Muro continua: la prossima tappa è già tracciata sulla mappa e porta a Piksi Stojkovic. Intanto però è doveroso sedersi al tavolo con il Colonnello.
>>> L’underdog (Il libro che ti sorprenderà)
CALCIO POCO ROMANTICO
di Federico Greco e Daniele Felicetti – Urbone Publishing, 2016
Di romantico nel calcio c’è solo la passione. È questo il messaggio, decisamente forte visti i tempi che corrono, degli autori del blog Calcio Romantico. Sembra un controsenso, ma non lo è e a spiegarlo sono proprio loro nell’imperdibile introduzione del libro che per l’appunto si intitola Calcio poco Romantico. Un’introduzione che vale da sola il prezzo di copertina e dovrebbe essere una sorta di manifesto per tutti coloro che a vario titolo si cimentano oggi con il famigerato new football writing o storytelling che dir si voglia. La teoria di Federico Greco e Daniele Felicetti è che non esiste e non è mai esistita una fantomatica età dell’oro del pallone, da sempre mosso da interessi poco nobili, fossero soldi, politica o altro. Quello che ha di nobile lo sport che tanto amiamo sono le storie a cui riesce a dare vita e dove, a ben guardare, dietro la facciata del calcio nascondono spesso molto altro. Calcio poco Romantico è un bel viaggio attraverso 80 anni del gioco che parte dai Leoni di Highbury, prosegue attraverso la vittoria del campionato spagnolo degli aviatori franchisti, continua lungo l’esistenza ribelle di Streltsov e Kopa e arriva fino a Tavecchio e al calcio postmoderno dello United of Manchester. Sedici rappresentazioni che tratteggiano fatti noti e meno noti, indagandoli con occhi disincantati e critici, ma con l’anima schierata dalla parte del calcio. Un’anima indubbiamente romantica.
>>> L’hall of famer (Il classico intramontabile)
LA MIA RIVOLUZIONE
di Johan Cruijff – Bompiani, 2016
Uscito in Italia poco dopo la morte del Profeta del Gol, è diventato un libro di assoluto culto tanto quanto lo è ancora l’autore e ancora oggi occupa stabilmente le prime posizioni nelle classifiche dei volumi calcistici più venduti. Siamo dinnanzi a un capolavoro assoluto? La risposta è no. Probabilmente è “solo” un’ottima autobiografia calcistica uscita. L’attesissima traduzione del celebrato My Turn, mal tradotto in La mia rivoluzione, ha infatti il sapore dell’incompiuto. Ovvero un buon libro, ma solo bello a metà. Splendida la copertina, eccellente la prefazione del mai abbastanza celebrato duo formato da Buffa e Pizzigoni, piacevole e più che discreta la prima parte, dove Johan racconta la sua carriera di giocatore prima e di allenatore poi. Decisamente deludente e insensatamente troppo lunga invece la seconda parte, in cui Cruijff racconta la sua vita dopo l’addio alla panchina del Barcellona. Insomma, in questo libro c’è tanto Cruijff, ma purtroppo non tutto. Manca soprattutto almeno in parte la sua filosofia, tattica e di vita. Resta un bell’autoritratto, ma non è IL libro mastro sul numero 14. Per questo era lecito aspettarsi qualcosa di più.
>>> Il must have (Un grande libro, analizzato nei dettagli)
QUANDO USCCISERO MARADONA
di Maurizio Crosetti – Piemme, 2021
Il libro “Quando uccisero Maradona” propone un tema interessante su cui bisogna riflettere con attenzione. Il fatto che La Repubblica abbia inviato una delle sue migliori firme in Argentina dopo la morte di Maradona è stato quasi un evento, qualcosa di straordinario per il giornalismo in un periodo in cui gli inviati di questo tipo sono pochissimi, rispetto al passato in cui era normale inviare grandi autori e giornalisti di razza per coprire eventi e momenti di storia (P.S. sto leggendo “Indro al Giro” e consiglio).
C’è tutta la questione sulla pochezza delle risorse su cui possono contare i giornali, sul fatto che ne leggiamo pochissimi per poterli sostenere e tutto il resto che conosciamo benissimo.
Quello che vorrei sottolineare però è il fatto che quando qualcuno è sul luogo dove accadono le cose è tutto diverso. Crosetti nel libro ti sa far vivere non solo le vicende, che si potrebbero ricostruire abbastanza fedelmente anche da casa propria, e i protagonisti, anche loro analizzabili in profondità con assiduo studio della vicenda a distanza. Ma l’idea della luce che c’è a Tigre, nessuna schermata di Google Maps te la sa dare, l’odore che ti entra nel naso quando paragona la casa in cui è morto il più grande calciatore di tutti i tempi a una sorta di seconda casa costiera di serie B, non lo puoi percepire con un ricerca immagini. Insomma se sei lì quando le cose accadono, le parole hanno un altro peso, creano un’altra immaginazione nei lettori e ti fanno capire le cose magari senza la distanza oggettiva di chi fa cronaca sulle fonti, sui dati, sulle agenzie, ma te le fanno sentire e questo puoi farlo solo in questo modo.
Appendice poi a questo discorso è il come. Ho spesso letto articoli o libri scritti da persone che sono stati sul campo, magari in un determinato momento storico. E purtroppo questi pezzi potevano essere serenamente scritti dal proprio studio con l’aria condizionata o il riscaldamento a pavimento sparato al massimo. Non c’era bisogno di pagare biglietti aerei e alberghi anche se fossero di terz’ordine. Forse siamo così abituati a uno standard stilistico che anche quando sentiamo qualcosa dal vero abbiamo paura di seguire una nostra sensazione e ci rifuggiamo in Wikipedia, come si fa pure dalla stanzetta appunto, così da avere le spalle coperte di fronte a qualsiasi attacco social. Come fa Crosetti in questo libro, forse ha senso essere sul posto e, anche se non si hanno tutte le informazioni sul fatto in sé, raccontare anche versioni sporche e sbagliate. Essere lì non deve portare ad articoli o libri inappuntabili e più veri, anzi quello che viene fuori dovrebbe creare ancora più confusione, moltiplicando i punti di vista che si raccolgono in loco. Insomma l’occhio dovrebbe diventare più falso dello schermo, ma tutto la poetica che l’occhio raccoglie se la metti in pagina, quello che hai scritto vola molto più in alto.
#BookClub
Condivisione è il concetto alla base di un book club e ovviamente il nostro book club calcistico non fa eccezione. Ogni mese sceglieremo un libro da leggere insieme a voi. Il 26 Aprile 2021 alle ore 21.00 daremo vita a un evento live streaming dove poter discuterne e confrontarci, in piena libertà. Strada facendo vi forniremo tutte le informazioni per collegarvi e dare vita alle nostre riflessioni. Intanto buona lettura con il primo libro del Book Club: Paolo Maldini, 1041 di Diego Guido.
Se ancora non lo avete letto, fatelo prima del prossimo evento Book Club (il 26 Aprile 2021 alle ore 21.00) così da potere condividere tutti assieme le riflessione su questo testo.
ECCO L’EVENTO FACEBOOK CON TUTTE LE INFORMAZIONI: http://bit.ly/offsidebookclub03
PAOLO MALDINI, 1041
di Diego Guido – 66TH AND 2ND, 2021
Nella storia del calcio sono pochissimi i giocatori che nel corso di una carriera vissuta sempre nella stessa squadra hanno vinto tutto e insieme hanno ridefinito quello che si può fare in campo. Paolo Maldini è uno di loro. Col Milan ha conquistato la sua prima Coppa dei Campioni a vent’anni e l’ultima solo un mese prima di compierne trentanove. Nelle sue 1041 presenze ufficiali ha trasformato il ruolo del difensore, appropriandosi dell’enfasi e dell’estetica del gioco come se fosse un fantasista, caricando alcuni suoi recuperi in scivolata con lo stesso peso emotivo di un gol. Ma il racconto idealizzato e addomesticato di Paolo Maldini ha finito spesso per nascondere la ricchezza di una figura molto più complessa.