1.
Offside ama le storie di calcio che non trovano spazio nei media mainstream: storie di esseri umani che vincono e perdono. Soprattutto, perdono.
2.
Offside vuole raccontare quelle storie anche se i loro protagonisti giocano nel campionato turco-cipriota e non si depilano le sopracciglia. Anzi, se fossero barbuti, giocassero nella Lega Sovietica del 1977 e ascoltassero clandestinamente i dischi dei Rolling Stones sarebbe ancora meglio.
3.
In Offside siamo innamorati della capacità che ha il calcio di trasportarci in altri paesi e in altre epoche. Società, cultura e politica rimbalzano al ritmo di un palleggio.
4.
Offside non sposa la dittatura dell’attualità, le questioni ovvie, ripetute e politicamente corrette che ruotano attorno al calcio
5.
Il giornalismo sportivo di club, partiti o aziende ha già il suo posto nelle edicole. Non in Offside
6.
Offside combatte gli sbadigli e la narcolessia che dilaga durante le interviste a giocatori e allenatori
7.
Offside non fa parte di nessun gruppo mediatico. Non è nata in un grattacielo dopo che un gruppo di dirigenti ha individuato una “nicchia di mercato”; è il frutto delle conversazioni al bar di alcuni amanti del buon calcio. Diverse centinaia di bottiglie di birra lo testimoniano.
8.
In Offside vige la libertà assoluta: di firme, di soggetti, di generi e di pensiero. Offside non comprende limitazioni o censure (o auto-censure)
9.
Offside è un’umile follia condivisa da diverse decine di autori, registi, giornalisti, scrittori, illustratori, e specialisti del Pallone. Persino da alcuni giocatori e allenatori. La follia di credere che il calcio meriti un altro linguaggio e un’altra estetica.
10.
Offside è il poster che ha vegliato sulla nostra infanzia stando appeso al muro. E’ il calciatore che volevamo essere al parco giochi. Il gol che abbiamo usato per disegnare i nostri sogni.
Offside è l’utopia che ci riporta al miraggio del calcio più puro.