di Bonface Osano – New Frame, 7/7/2021
Traduzione di Roberto Brambilla
Incentivi finanziari e mancanza di ripercussioni legali fanno del Kenya un obiettivo per chi “aggiusta” le partite. Ma le compagnie di scommesse stanno contribuendo all’aumento dei match truccati?
Wilson Raj Perumal, considerato il più prolifico “arrangiatore” di partite della storia calcistica recente, nel suo libro Kelong Kings si vanta di essere un “eroe dimenticato” della qualificazione della Nigeria ai Mondiali 2010. Perumal sostiene di aver aiutato le Super Eagles a vincere l’ultima partita del girone eliminatorio contro il Kenya a Nairobi.
I sospetti casi di partite truccate in Kenya sono aumentati da allora, attirando le ire della FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale. E nasce la domanda: la fiorente industria del gioco, le cui compagnie di scommesse sono sponsor prevalenti, è un fattore che contribuisce nella più grande economia dell’Africa orientale?
Perumal, un latitante che sta lottando contro l’estradizione nella nativa Singapore, dove è accusato di match-fixing e di altri reati, si dà anche il merito del ritorno dell’Honduras su un palcoscenico globale. «Portare la Nigeria e l’Honduras al Mondiale è stato un successo personale» si vanta il 55enne. «Mi sentivo di aver raggiunto qualcosa di importante e di essere finalmente arrivato al vertice della piramide del calcioscommesse – un vero Kelong King»
Nell’ultima giornata del girone di qualificazione, il destino della Nigeria non era nelle sue mani. I pareggi consecutivi contro il principale avversario del gruppo 2, la Tunisia, e la vittoria di misura 1 a 0 sul Mozambico in casa non ispiravano fiducia. Con questa situazione le Super Eagles per qualificarsi al primo Mondiale giocato sul suolo africano non avevano bisogno solo di vincere in Kenya, ma le “Aquile di Cartagine” [il soprannome della nazionale tunisina N.d.T] dovevano allo stesso tempo pareggiare o perdere a Maputo.
Nella sua confessione Perumal diceva di aver fatto quello che ha fatto non perché gli interessava se la Nigeria fosse andata o no in Sudafrica, ma perché «nel ritiro nigeriano c’era un rapporto d’affari di lunga durata»
Perumal ha promesso a un anonimo dirigente del calcio nigeriano una vittoria a Nairobi e di stimolare il Mozambico con un bonus di 100mila dollari affinché lottasse con le unghie e con i denti per non perdere con la Tunisia. Per portare a termine la missione a Nairobi, che è andato a sovrintendere personalmente, Perumal contava su tre giocatori keniani nella sua “scuderia”, due dei quali era sicuro scendessero in campo dall’inizio.
«Conquisterai i tuoi tre punti contro il Kenya. Te lo posso garantire. Ho alcuni giocatori nella squadra keniana», ha detto Perumal.
Il Kenya ha perso 3-2 con la Nigeria, anche se Perumal aveva ordinato una chiara vittoria per 2-0. A Maputo, gli dei del calcio hanno sorriso alla Nigeria. I Bamba hanno ribaltato i pronostici sconfiggendo per 1-0 la Tunisia, favorita alla vigilia. Nel frattempo a Nairobi i gol palesemente facili concessi quel pomeriggio dalle Harambee Stars [il soprannome della nazionale keniana n.d.T] davanti alla folla al Moi International Sports Centre avevano destato attenzioni, anche prima della confessione di Perumal.
Non è la prima volta
Nove anni dopo quella partita, la FIFA ha squalificato per dieci anni George Owino Audi, ex giocatore della nazionale keniana, da tutte le attività collegate al calcio e l’ha multato di 15mila sterline per aver cospirato, tra gli altri insieme a Perumal per «manipolare e influenzare il risultato di incontri internazionali che hanno coinvolto il Kenya»
Owino, un difensore, ha giocato tutta la partita contro la Nigeria. «Il formale procedimento disciplinare contro gli individui sopraelencati nasceva da un’estesa inchiesta su vari incontri internazionali che Wilson Raj Perumal tentava di manipolare a scopo di scommessa» dichiarava la FIFA.
Non è stata la prima volta che il calcio keniano ha fatto notizia per le partite truccate. In una serrata lotta per il titolo nazionale del 1999 tra Mumias Sugar FC e Tusker FC, che si giocò sul filo di lana, i Mumias, che avevano bisogno all’ultima giornata di una vittoria per 7-0 contro i Kisumu All Stars per laurearsi campioni, finirono per scaricare dieci gol nella porta degli avversari, che non opposero grande resistenza, vincendo il titolo.
Le indagini seguenti hanno provato i timori di tutti sul fatto che la partita fosse truccata. Nonostante i Mumias Sugar FC siano stati sospesi e privati del titolo, che è andato a Tusker, gli interessi personali e le politiche quotidiane hanno fatto sì che i Mumias non abbiano mai scontato la squalifica e che abbiano giocato nel campionato la stagione seguente.
Passando all’epoca delle scommesse sportive online, un settore economico in cui il Kenya è uno dei Paesi leader in Africa, i casi di match-fixing sono ancora in ascesa. Le scommesse sportive sono un grande affare in Kenya, grazie a un sistema altamente sviluppato di trasferimento di denaro via cellulare che consente di prendere e incassare le scommesse e al crescente numero di agenzie di scommesse che fanno a gara per sponsorizzare lo sport, specialmente il calcio.
Le aziende di scommesse fanno da sponsor alle prime tre divisioni nazionali, inclusa la Serie A del Kenya. E diversi club, specialmente i due più famosi, Gor Mahia e AFC Leopards, hanno agenzie di scommesse come sponsor sulla maglia.
«Portati dall’avidità»
«In Kenya c’è molto match fixing. È solo che le persone hanno paura di parlare. Come Homeboyz abbiamo una strategia per prenderli. Il truccare le partite è portato dall’avidità» diceva nel 2019 Cleophas Shimanyula, presidente del Kakamega Homeboyz FC, squadra della Kenyan Premier League (KPL) in un’intervista a Capital FM Sports.
Shimanyula ha acceso i riflettori sul problema, accusando la coppia ugandese formata dall’allenatore Paul Nkata e dal centrocampista George Mandela di essere responsabili degli scarsi risultati nella prima parte della KPL 2019-2020, buttando via le partite in cambio di denaro. In seguito, la FIFA avrebbe squalificato per quattro anni ciascuno Mandela e altri tre giocatori per il loro coinvolgimento nell’arrangiare le partite. Nkata è sopravvissuto all’epurazione.
Prima sussurrato a bassa voce, con le autorità che spesso negavano velocemente la loro esistenza, il dilagante match fixing non è più un argomento tabù. Un portiere ancora attivo, che non vuole essere nominato, ha ammesso di essere stato avvicinato per perdere un match per una discreta somma. Il suo nome viene fuori abbastanza frequentemente nei dibattiti sul match-fixing, ma lui rimane innocente.
«Una volta ho ricevuto una chiamata da un numero anonimo, che mi chiese se potessimo fare affari, ma ho declinato perché non stavo giocando attivamente in quel momento» ha detto.
Gli occhi della FIFA sono rimasti incollati sul Kenya, quando i media si sono concentrati sul tema. In un caso che i media hanno seguito da vicino il giornalista ugandese e autoproclamato intermediario calcistico Ronald Mugisha è stato arrestato in un hotel di Kisumu nel Kenya occidentale, quando avrebbe tentato di truccare un match della Kenyan Premier League. Era il febbraio 2021. Il suo obiettivo era di mettere a confronto lo squattrinato Western Stima FC contro il KCB FC.
«Alcuni dei miei giocatori mi hanno avvicinato dicendomi che c’erano alcune persone che ci volevano per arrangiare la partita» ha affermato ai media il presidente dello Stima Laban Jobita.
Jobita ha registrato le trattative su un telefono: «Ho sentito tutto quello che stava succedendo nella stanza, a partire dalla proposta di una caparra di 70mila scellini kenioti [poco più di 200 rand africani]. Ha promesso 600000 scellini kenioti, una volta che l’accordo fosse andato come previsto». Mugisha è stato accusato davanti al tribunale, ma stranamente Jobita non ha proseguito nel caso dando poche spiegazioni sulle ragioni, portando all’assoluzione di Mugisha.
Tuttavia, in quello che è stato probabilmente il maggiore appello della FIFA contro il match fixing in Kenya, il massimo organismo mondiale ha ordinato nel maggio scorso che il Zoo FC fosse retrocesso dalla KPL. «Il comitato disciplinare della FIFA ha ritenuto il Zoo FC responsabile per le attività collegate alla manipolazione di partite di calcio e di tornei» ha affermato. Come il Kakamega Homeboyz, il Zoo FC l’anno scorso aveva licenziato alcuni giocatori per un presunto coinvolgimento nel match fixing.
Il match fixing danneggia le agenzie di scommesse
Nonostante i casi di partite truccate nel calcio keniota siano in aumento, l’esperto di giochi Tom Bwana si ostina a dire che le aziende di scommesse sono vittime del vizio, non ne sono coinvolte o lo tollerano. «Quando le agenzie di scommesse sanno che una partita è stata truccata, le rimuovono dalla loro lista perché perderanno soldi»
Bwana lavorava per SportPesa, che era una delle più grandi aziende di scommesse in Kenya prima che gli venisse revocata per varie ragioni la licenza. Lui smentisce la nozione che le agenzie di betting che sponsorizzano lo sport siano un fattore che contribuisce a far crescere gli episodi di partite combinate.
«Sì, l’hanno reso più appetibile per gli scommettitori con la pubblicità, ma finisce qui. Truccare le partite le danneggia ancora di più»
Jeff Kinyanjui, giornalista premiato, che ha seguito l’argomento in maniera assidua, è d’accordo con Bwana. «Il match-fixing va a vantaggio solo dei mercati non regolati, per la maggior parte in Asia, ma non delle piattaforme locali di scommesse dove la più alta somma che uno può scommettere è limitata»
Kinyanjui attribuisce la crescita a due fattori. I giocatori dei campionati keniani sono pagati poco. Alcune società non gli pagano per mesi i loro miseri stipendi, rendendo i calciatori vulnerabili alle promesse di soldi rapidi grazie alle partite truccate. E il Kenya non ha un quadro legislativo per punire il vizio.
«Come convinci un giocatore che non viene pagato da mesi e che ha delle responsabilità a resistere a un’opportunità di fare soldi velocemente con il match-fixing, se contattato?» domanda Kinyanjui.
Perumal ha scontato periodi in carcere a Singapore e in Finlandia per aver truccato le partite. Questo non è possibile in Kenya, uno dei suoi “paesi dei balocchi”, perché il Paese non ha ancora reso illegale la violazione.
«Ad oggi non abbiamo politiche locali, regole o regolamenti promulgati dalle autorità specificatamente per combattere il vizio» ha affermato l’avvocato Ochutsi Munyendo. «Noi possiamo solo “prendere in prestito” le pratiche e i precedenti da altre giurisdizioni per controllarlo. Possiamo anche mutuare dalle regole FIFA». Come Kinyanjui, anche Munyendo fa appello al Parlamento affinché possa «legiferare per bandire il match-fixing».