di Moritz Ablinger – Ballesterer, 09/04/2021
Traduzione di Gezim Qadraku
https://ballesterer.at/2021/04/07/draussen-vor-den-toren/
Da novembre, non c’è più traccia di spettatori allo stadio. Ma l’amore dei tifosi per i loro club non si è spento. Perseverano e sperano che le loro voci non si arrugginiscano troppo.
La visibilità è scarsa, ma attraverso una recinzione metallica di cinque metri all’angolo nord-ovest dello stadio del Ried [SV Ried, squadra che milita nella Bundesliga austriaca, N.d.T], si può almeno dare un’occhiata all’azione. L’area di rigore davanti alla tribuna e i movimenti del portiere del Ried, Samuel Sahin-Radlinger, possono essere osservati da vicino e dato che la distanza dal rettangolo di gioco è di meno di dieci metri, i giocatori si possono sentire ancora meglio da qui che in tv. Sono anche le forti grida che dopo poco meno di 20 minuti fanno capire che è successo qualcosa. Uno degli spettatori al recinto guarda il suo cellulare e viene a sapere che l’arbitro Oliver Drachta ha fischiato un rigore per il Sv Ried. La squadra, durante il primo tempo, attacca nella metà di campo che non è visibile dallo spettatore. Quindici secondi dopo, il tifoso con il cellulare riferisce che Marco Grüll ha sbagliato il rigore. In questa fredda domenica di marzo, il Ried ospita i rivali locali del Lask [Linzer Athletik-Sport-Klub, N.d.T]. Per la squadra di casa è tutta una questione di punti da raccogliere per non retrocedere, mentre per il Linz si tratta di rimanere in cima alla classifica. Dalla recinzione metallica cinque persone stanno guardando il calcio di rigore. Alcuni interrompono la loro passeggiata per un momento, altri si allungano contro la recinzione nelle loro tute da jogging. Da lontano, gli agenti di polizia seguono l’azione all’interno di due auto parcheggiate, ma i passanti non rimangono comunque a lungo. Quando Drachta fischia la pausa sull’1-0 per il Lask, sono già andati via. Il calcio è solo, dietro le mura dello stadio. Dopo la prima interruzione durante la primavera del 2020 e il finale di stagione con partite fantasma, i club della Bundesliga si erano promessi un’apertura graduale della stagione in corso. Ma è successo esattamente il contrario. Mentre all’inizio della stagione erano ammessi 10.000 spettatori a Vienna-Hütteldorf, 6.500 a Linz e 2.700 a Ried, la folla consentita si è ridotta nel corso dell’autunno, di fronte all’aumento delle infezioni. Dall’inizio di novembre, gli spalti sono di nuovo vuoti. La crisi causata dal Coronavirus non solo ha causato un buco nei bilanci dei club della Bundesliga, ma ha anche cambiato la cultura dei tifosi. Gli ultras, che fino a un anno fa inondavano gli stadi di colori vivaci ogni fine settimana, ora si incontrano lontano dagli occhi del pubblico. Ma anche quei tifosi che non subordinano tutto al loro club, hanno perso un punto fermo nella loro vita quotidiana.
Buon’anima senza cielo
Quando Grüll sbaglia il rigore, Gitti Jansko sta innaffiando le sue orchidee. Questo è quello che la 55enne dice a Ballesterer nel suo ufficio nel centro di Ried. È una pedagogista sociale che si occupa dei giovani che hanno bisogno di sostegno nella ricerca di un lavoro. I clienti sanno della passione di Jansko per il SV Ried, e sulle pareti sono appesi stemmi auto dipinti che le hanno regalato. Ci sono anche foto della squadra e di ex stelle del club. Una cartolina autografata da Oliver Glasner è appesa sopra la scrivania. Non si è mai risentita per il trasferimento di “Olli” a Linz, dice [Olli indica Oliver Glasner e il trasferimento al quale la tifosa fa riferimento è quello del giocatore dall’SV Ried ai rivali del Linz nella stagione 2003/04. Dopo un solo anno Glasner tornò di nuovo al Ried, N.d.T]. Dal 1996, Gitti Jansko è membro del “Fanclub nero-verde”, fondato l’anno prima. È il più antico del club e per anni ha organizzato le trasferte del club; raffreddava le bevande a casa due giorni prima della partenza; in casi speciali, portava il polpettone fatto in casa come provvista. Come tesoriera, raccoglie anche le quote associative. «Il Sv Ried è una parte di me», dice.
Al momento, Jansko segue le partite solo indirettamente. «Non ho mai voluto guardare il calcio su Sky», dice, «sto ancora resistendo». Durante le partite ne segue l’andamento leggendo Liveticker e i gruppi Facebook pertinenti. Il rigore mancato di Grüll, dice, l’ha quasi preso in diretta grazie a questo metodo. È stata eccitata tutto il pomeriggio. «Ma è un nervosismo diverso», dice, «non è che si possa fare qualcosa. Soltanto aspettare».
Circa 60 chilometri a ovest, Günther Waldhör segue la partita del Lask. Il 54enne insegnante di religione va allo stadio dalla fine degli anni ’70, e raramente si è perso una partita. Non è un ultras, ma uno che è aperto verso di loro. A sua volta, anche i fan più giovani della curva lo rispettano. Ci saranno poche persone che conoscono la storia del club meglio di Waldhör. Era presente quando il club giocò contro il Banik Ostrava nella Coppa Uefa del 1985. Raggiunse la Cecoslovacchia in autobus, insieme alla squadra. Le restrizioni d’ingresso dello Stato socialista non permettevano una trasferta organizzata, racconta. Nemmeno dieci tifosi del Lask erano presenti alla vittoria per 1-0 e alla qualificazione al secondo turno. Waldhör sta scrivendo da qualche anno una cronistoria del club, che vuole pubblicare l’anno prossimo. Dice di aver fatto buoni progressi la scorsa primavera.
Anche Waldhör non ha seguito la Bundesliga su Sky fino all’anno scorso, quando a causa delle partite fantasma suo figlio si è abbonato. Hanno guardato insieme la partita contro l’Sv Ried nel salotto di Waldhör nel quartiere Oed di Linz. La maggior parte delle volte è stato più emotivo di suo figlio. «Quando segniamo un gol, salto in piedi, quando ne subiamo uno, mi arrabbio», dice Waldhör. «Fa male a entrambi il fatto di non poter essere lì. Ma noi lo affrontiamo in modo un po’ diverso».
Il vicino come disturbatore della quiete
Poco meno di 60 persone hanno preso posto nella tribuna principale dello stadio di Liebenau a metà marzo. Oltre ai giornalisti e ai sostenitori, anche i nuovi investitori dell’Austria Vienna e il Ceo Markus Kraetschmer sono a Graz. Davanti a loro è seduto Mario Haas, il capocannoniere più prolifico dello Sturm Graz. Una fila più vicino al campo c’è l’allenatore della nazionale austriaca, Franco Foda. Guardano l’Austria Vienna che lotta per la sua ultima possibilità di entrare nel gruppo di squadre che si giocheranno il titolo ai playoff. Improvvisamente, le grida solitamente dominanti dei giocatori e dello staff tecnico vengono affogate. «Sturm Graz, sei il mio club», echeggia nello stadio. «A Liebenau tu sei a casa. Lì non sarai mai solo!». Kraetschmer, Haas, Foda e altri. guardano a destra, ma la curva è deserta. I loro sguardi devono vagare verso la torre dello stadio, per trovare quello che stanno cercando. Un uomo che veste la divisa dello Sturm, sta sbirciando da una finestra ai piani superiori. Con la bandiera in mano e lo striscione sotto di lui, dà tutto se stesso per spingere la sua squadra in avanti.
Il tifoso è David Hinteregger. Nell’estate del 2018, il 28enne project manager di una società di trasporti è diventato un vicino di casa dello Sk Sturm. La torre dello stadio è in realtà un complesso per spazi commerciali, e al piano terra si trova anche il Fan club. Al quinto e al sesto piano ci sono alcuni appartamenti. Attraverso le finestre della sua cucina, Hinteregger vede lo Sturm migliorare nel secondo tempo. Gli attacchi alla porta dell’Austria Vienna si accumulano, e spariscono dal suo campo visivo sotto il tetto dello stadio. Nonostante ciò, intona il coro successivo: «Agli Schwoazen» [Schwoazen è il soprannome dello Sturm Graz, N.d.T] e batte le mani come se fosse un collettivo. In sottofondo, la diretta della partita che viene trasmessa in televisione. Hinteregger sente il suo tifo ritardato di qualche secondo, nel proprio soggiorno. «Feedback diretto, se il volume è giusto», dice.