di Alessandro Mastroluca
Un mare biancorosso. Esterno giorno, si direbbe al cinema. È un pomeriggio del 2018, all’esterno dello stadio di Sochi. Il Perù sta per affrontare l’Australia nella prima partita della nazionale blanquirroja in Coppa del Mondo da Spagna 1982. I tifosi stanno inscenando un banderazo: ballano, cantano a squarciagola, sventolano le bandiere. A un certo punto il capo di questo gruppo di sostenitori sale sulle spalle dei compagni. È in quel momento che Peter Erhold scatta la foto a cui è più legato.
Erhold è il fotografo che ha dato vita a FTBLITO, un progetto con cui ha spiegato di voler raccontare la cultura del calcio in Sudamerica. Lo fa, come si intuisce dal relativo profilo Instagram, accendendo una luce su tutto quello che è laterale al campo. Sugli ingredienti della passione e dell’identità, dai gruppi di tifosi alle maglie, fino alle partite improvvisate in strada. “Mi auguro che la gente possa apprezzare il calcio del Sudamerica per quello che è, in tutte le sue sfaccettature – ha raccontato in un’intervista a 8by8 Magazine -. C’è il lato bello, il potere di unificare le persone e le nazioni, e un lato più scuro: corruzione, fanatismo estremo, razzismo, sessismo. Il calcio in America Latina non è sempre bello, è un organismo opaco e complesso, in costante evoluzione».
Da sempre sostenitore dell’Alianza Lima, che ha vinto 23 volte il campionato nazionale, Peter sognava di diventare calciatore. Ma ha capito abbastanza presto di non possedere le qualità necessarie per sfondare. Così ha trovato la sua strada in un ruolo ibrido, quello di fotografo-tifoso. FTBLITO, ha raccontato alla rivista Joia, «è nato come un progetto personale nel 2011 mentre vivevo in Ecuador. Sono sempre stato consapevole della passione e della vitalità che esiste nella cultura del calcio sudamericano, però essendo cresciuto negli Stati Uniti era sempre stata fuori dal mio orizzonte. In Ecuador invece è scoppiato in me l’amore per il calcio e la fotografia».
Nell’ambito che oggi lo definisce e lo contraddistingue, Erhold è un autodidatta. Suo padre era un avido fotografo, e gli ha regalato una piccola macchinetta blu per il quinto compleanno. Peter ha sempre scattato immagini, anche se non ha alle spalle studi specifici nel settore o in un istituto d’arte.
Erhold utilizza la macchina fotografica come uno strumento per emozionare e per raccontare storie, come quella di José Luis, detto “Chilango”, pubblicata sul suo profilo Instagram. “Chilango” è un anziano tifoso della squadra messicana del Chivas, eppure è cresciuto in una famiglia di appassionati sostenitori della squadra rivale, il Club América. Erhold l’ha fotografato in una delle occasioni in cui ha potuto guardare la sua squadra del cuore dal vivo, negli Stati Uniti.
Questa sua attività, ha sottolineato a 8by8 Magazine, «mi permette di aprire una finestra verso un’esperienza unica che l’osservatore potrebbe non vivere altrimenti. Il mio obiettivo è rendere accessibile la cultura del calcio in Sudamerica a chi non la conosce, non ne sa abbastanza, o vuole in qualche modo assaporarla».
Il suo stile trasmette quella quota di realismo magico che i lettori riconoscono nei romanzi di Gabriel García Márquez o nei racconti di Eduardo Galeano in cui il calcio alimenta e facilita la sospensione dell’incredulità. In questo modo ci si può appassionare per esempio alla storia del rigore più lungo del mondo senza chiedersi più di tanto se quella storia sia accaduta davvero. Nel caso delle fotografie di Erhold, la domanda contiene già la risposta: è tutto successo davvero. Ma negli occhi di il calcio lo vive con passione e fede, e non solo con la mente, lo sguardo resta sempre aperto alla meraviglie, disposto a credere nell’improbabile. Almeno fino al triplice fischio finale.
Nel contesto di un racconto sportivo sempre più dominato dalle vicende europee, per effetto della popolarità globale della Premier League inglese e della Champions League, Erhold sceglie un punto di vista. È embedded, partigiano senza essere di parte. «Mi metto nella posizione del tifoso – ha raccontato a Joia – Voglio che chi osserva le mie fotografia possa sperimentare di prima mano cosa significhi far parte di una barra brava [i gruppi organizzati all’interno della curva, NdA], cosa voglia dire essere in uno stadio o festeggiare in strada».
Una delle immagini di maggiore impatto del suo repertorio l’ha scattata in Costa Rica. L’isola caraibica non è una delle nazioni tradizionalmente associate a un’intensa passione per il calcio. Tuttavia, Erhold è riuscito a veicolare un’associazione semantica molto forte fra la curva e la chiesa: non a caso, in entrambi i luoghi, si manifesta la pratica di una fede, seppur di natura molto diversa. Il fotografo ha raccontato un suo viaggio da San José a Guanacaste. Lungo i 200 chilometri di strada, ha visto più campi da calcio di quanti ne potesse immaginare, e una folla di persone con le maglie di Keylor Navas, il portiere della nazionale oggi al PSG, di Messi e Cristiano Ronaldo. «Parlando con le persone, potevi sentire l’orgoglio che provavano per il loro calcio» ha detto, sempre a Joia.
Nella sua attività per FTBLITO, Erhold fotografa i contesti del calcio e la passione per il gioco del pallone. Due lati non distinti di uno degli sport e dei giochi più praticati e a livello di base più accessibili. Per questa ragione, commenta, «la popolarità e la rilevanza del calcio non hanno rivali».
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