di Adriano Wilkson e Guilherme Piu – UOL Esporte (2/1/2021)
Traduzione di Alessandro Bai
Tostão, Dirceu Lopes e altri idoli si rammaricano del centenario di un Cruzeiro in crisi e in Serie B
Cent’anni fa, nel 1921, un gruppo di coloni italiani fondava, nell’allora giovane capitale (dello stato di Minas Gerais, N.d.T.) Belo Horizonte, la Società Sportiva Palestra Italia. Negli Anni Quaranta, per gli effetti della Seconda Guerra Mondiale, il club cambiò il proprio nome in Cruzeiro Esporte Club, che si appresta ora a completare un secolo di vita, nel mezzo della più grande crisi della sua storia.
Dopo il pareggio ottenuto contro il Cuiabá nell’ultima partita del 2020 le possibilità del Cruzeiro di tornare in Serie A si sono praticamente azzerate. Se questo fallimento fosse confermato, la Raposa (la Volpe, N.d.T.) sarà la prima grande squadra nella storia del campionato brasiliano con il formato del girone all’italiana a non ritornare nella massima serie nell’anno successivo alla retrocessione.
Errori amministrativi ricorrenti, sospette appropriazioni illecite di denaro e comportamenti illegali di dirigenti e agenti hanno dato forma alla profonda crisi del club, che intristisce i punti di riferimento storici del Cruzeiro.
Tostão, considerato il grande idolo cruzeirense, il “Principe” Dirceu Lopes, l’esterno sinistro Joãozinho, autore del gol che valse la prima Copa Libertadores, e Ricardinho, che detiene il record di titoli conquistati con la Raposa, sono profondamente rammaricati dalla fase storica di una società costretta a vivere il suo centenario in crisi. Ma continuano a credere che la nascita di un nuovo Cruzeiro sia ancora possibile.
Dirceu Lopes: “Vedere il Cruzeiro in questo stato mi crea imbarazzo”
Dirceu Lopes fu ribattezzato “Principe” da “O Rei”, Pelé, e diventò un’icona del Cruzeiro. Secondo miglior marcatore della storia celeste con 223 gol, e terzo nella lista dei giocatori con più presenze (610), Dirceu conquistò lo stato di leggenda vivente durante gli Anni Sessanta.
«Il sentimento che provo oggi nei confronti del Cruzeiro è lo stesso che affligge un tifoso. È molto triste prendere atto della situazione attuale del club, in seconda divisione e con il rischio di retrocedere ulteriormente. Vedere il Cruzeiro così mi imbarazza e mi dà tristezza».
«Il centenario della società è una data che mi tocca il cuore, l’anniversario di una squadra che ho avuto la gioia di rappresentare per 14 anni. Ho avuto il privilegio di arrivare al Cruzeiro nel 1963, ancora da ragazzo, realizzando il sogno, che mi portavo dentro fin da bambino, di vestire quella maglia. Non potevo immaginare che avrei avuto la fortuna di prendere parte alla trasformazione del club, che era all’epoca il terzo dello stato di Minas Gerais e diventò una società conosciuta a livello mondiale».
Di quei tempi, però, è rimasto solo il ricordo, che cozza con la realtà attuale, fatta da finanze scarse, problemi politici, giuridici e amministrativi. Per Dirceu, bisogna credere nella ricostruzione. «Parliamo di un club che, fin dalla sua fondazione, ha rappresentato un modello in termini di amministrazione. Il marchio Cruzeiro è ancora molto forte, e il nuovo presidente Sérgio Santos Rodrigues mi sembra una persona idonea. Non ho dubbi che il Cruzeiro tornerà al posto che gli spetta a breve termine, ci regalerà molte altre gioie».
La generazione del ’66 che rivoluzionò il Cruzeiro e il Brasile
I campioni della Taça Brasil (torneo disputatosi dal 1958 al 1968, N.d.T.) del 1966 cambiarono lo scenario del calcio brasiliano. Tutto il mondo cominciò a parlare di quella squadra in grado di battere per due volte il fortissimo Santos di Pelé, Mengálvio, Zito, Pepe e compagnia. Tostão, Dirceu Lopes e gli altri titolari lasciarono un’eredità definita da molti la “scuola calcio” del Cruzeiro: un calcio luccicante, coinvolgente, dinamico e parecchio moderno per quei tempi.
Nella cosiddetta “epoca d’oro”, il club fu tre volte vice-campione brasiliano (1969, 1974 e 1975) e arrivò vicino alla doppietta in Copa Libertadores, che era stata conquistata per la prima volta nel 1976 nella finale contro il River Plate.
«Subito dopo aver assunto il comando del Cruzeiro, cominciammo a ricercare giocatori di grande valore e riuscimmo a comporre varie grandi squadre, dato che con il passare degli anni alcuni calciatori cedettero il posto ad altri più giovani. Formammo gruppi molto forti, che compresero giocatori come Tostão, Dirceu Lopes, Piazza, Zé Carlos, craque che furono forgiati nel Cruzeiro», disse Felício Brandi, presidente del Cruzeiro dal 1961 al 1982, in un’intervista a TV Cultura negli Anni 90.
Tostão: “La rinascita del Cruzeiro è possibile”
Miglior marcatore della storia del Cruzeiro, grazie ai suoi 245 gol tra il 1963 e il 1972, e cinque volte campione mineiro con la maglia blu, Tostão ancora oggi è considerato il grande esponente per eccellenza di tutta la storia cruzeirense. Un problema alla vista accorciò la carriera del campione, costretto a lasciare il calcio a 26 anni dopo aver giocato un ruolo fondamentale con la maglia della Seleção nella conquista della terza Coppa del Mondo, quella del 1970.
Laureato in medicina, oggi, a 73 anni (ne ha compiuti 74 il 25 gennaio, N.d.T.), si dedica alla cronaca sportiva. I tempi di gloria di Tostão sono lontanissimi dalla realtà odierna del club, ma l’ex giocatore crede nella ricostruzione, a patto che la società allontani i responsabili della crisi.
«Ovviamente la rinascita del Cruzeiro è possibile, io ci credo fermamente. Sarà difficile, ma non impossibile, dovrà accadere tutto gradualmente. Non basta tornare in Serie A, il club dovrà trovare una nuova organizzazione e cacciare tutte quelle persone che, in qualche modo, hanno contribuito a danneggiare questa istituzione», ha affermato l’idolo celeste.
«È tutto assolutamente increscioso, tutti ci siamo indignati per ciò che è accaduto al Cruzeiro, distrutto da una banda di incompetenti e dirigenti disonesti. Spero che, perlomeno, il Cruzeiro funga da lezione per gli altri club brasiliani».
Joãozinho: «Ho smesso di guardare le partite del Cruzeiro perché mi davano rabbia”
Uno dei gol più importanti della storia del Cruzeiro uscì dai piedi del “ballerino” Joãozinho. Dribblatore nato, terrorizzava gli avversari lungo la sua fascia sinistra. Contro il River Plate, nella finale della Libertadores 1976, la partita era inchiodata sul pari e il Cruzeiro conquistò una punizione nei minuti finali. Nelinho, a quell’epoca uno dei migliori tiratori al mondo, era pronto a battere, ma Joãozinho si fece avanti all’improvviso e, a sorpresa, fece entrare il pallone sul palo del portiere.
Quel gol, che sancì la prima vittoria in Libertadores da parte di una squadra mineira, aiutò a rendere il nome del Cruzeiro noto a livello internazionale. Dagli Stati Uniti, dove abita attualmente, a 66 anni Joãozinho ammette di non guardare più i match della Raposa e si rammarica del momento difficile.
«Vedere il club in questa situazione mi rende triste. Vorrei che il Cruzeiro fosse ai vertici e capace di competere per il titolo, non nella seconda divisione con il rischio di finire in terza. Non guardo più le partite, perché a una certa età non è il caso di vedere cose che feriscono. Decidere di non seguire più le gare del Cruzeiro è stata la scelta migliore, ho smesso prima della retrocessione perché provavo delusione, tristezza e rabbia».
«Spero che il Cruzeiro non diventi un América do Rio o un Portuguesa, squadre che sono state molto forti ai miei tempi e che oggi sono cadute in basso. Mi auguro che non si arrivi a questo punto», conclude Joãozinho.
«Il Cruzeiro rappresenta tutto per me, ho vissuto dentro il Cruzeiro, sono un tifoso appassionato. È un privilegio per me far parte della storia centenaria di questo club, che ha avuto tanti giocatori fantastici: essere in mezzo a questo gruppo è un onore immenso».
Ricardinho: “Il Cruzeiro tornerà quello di un tempo”
L’ex volante Ricardinho è l’incarnazione del successo del Cruzeiro negli Anni Novanta. È lui a detenere il record di trofei vinti nella storia della società, con 15 titoli conquistati, tra i quali spiccano la Libertadores del 1997, la Recopa Sudamericana del 1998 e le vittorie in Coppa del Brasile nel 1996 e nel 2000. In questa epoca, la squadra si guadagnò il soprannome di “bestia nera”, dimostrandosi una spina nel fianco per i suoi avversari, specialmente se cileni o paraguaiani.
«Il momento attuale non ha nulla a che vedere con la storia del club», afferma Ricardinho. «In cent’anni ci sono stati lunghi periodi di crescita e di conquiste, ma oggi vediamo in cosa si è trasformato tutto questo per via della cattiva gestione. È qualcosa cominciato fuori dal campo e che, sfortunatamente, è arrivato fino al terreno di gioco. Credo molto in un riscatto – nella mia testa questo scenario è solo passeggero, una cosa brutta che sicuramente passerà, così che il Cruzeiro possa tornare a essere quello di un tempo».
«Un tifoso cruzeirense si sente felice per tutto ciò che è accaduto in questi cent’anni, per via dei momenti di gloria del passato. Per quanto la tradizione del Cruzeiro sia forte, il livello non è stato abbastanza alto per ottenere la promozione. Bisogna pensarla così: l’anno del centenario sarà quello in cui fare un buon lavoro per poter tornare in Serie A».
Passato glorioso
Uno dei più grandi club brasiliani, con 20 titoli nazionali e internazionali in totale, il Cruzeiro è stato due volte campione della Copa Libertadores (1976 e 1997), ha vinto quattro volte il campionato brasiliano (1966, 2003, 2013 e 2014) e detiene il record di titoli (6) in Coppa del Brasile (1993, 1996, 2000, 2003, 2017 e 2018). In più, ha sollevato per 39 volte la coppa del Campeonato Mineiro.
Il Cruzeiro raggiunse il suo apice negli Anni 60, quando conquistò, esattamente nel 1966, la Coppa del Brasile contro il Santos di Pelé, battuto 6-2 al Mineirão. Nella gara di ritorno, al Pacaembu, la compagine cruzeirense si impose di nuovo sulla squadra paulista, stavolta per 3-2.
Nel 1976, il Cruzeiro sollevò la sua prima Copa Libertadores di fronte al River Plate. Negli Anni Ottanta arrivò il primo periodo di vacche magre, con stagioni deludenti nel Brasileirão e solo due titoli statali conquistati, nel 1984 e 1987.
La redenzione arrivò nel decennio successivo, con due vittorie in Supercoppa Sudamericana (1991 e 1992), una Recopa Sudamericana (1998), quattro Coppe del Brasile e, soprattutto, la seconda vittoria in Libertadores del 1997. Negli Anni 2000, sotto la guida di Vanderlei Luxemburgo e con il numero 10 Alex in rosa, il Cruzeiro continuò a ottenere successi e, nel 2003, arrivò a conquistare il titolo inedito della “triplice corona”, vincendo nello stesso anno il campionato statale, la Coppa del Brasile e il Brasileirão.
Le conquiste recenti coincidono con l’esplosione delle spese
Tra il 2013 e il 2018 il Cruzeiro si è portato a casa quattro titoli molto prestigiosi, vincendo il campionato brasiliano del 2013 e 2014, oltre al bis centrato in Coppa del Brasile nel 2017 e 2018. È proprio in questo periodo, però, che il club ha visto i propri debiti schizzare alle stelle – si è passati infatti dai 109 milioni di reais del 2012 ai 982,54 milioni attuali, in otto anni.
L’attuale presidente Sérgio Santos Rodrigues ha affermato recentemente in un’intervista a UOL Esporte che se avesse vinto le elezioni del 2017 – perse proprio a favore di Wagner Pires de Sá – il Cruzeiro non avrebbe vinto la Coppa del Brasile 2018, proprio per evitare spese superiori a quelle consentite dal precario stato di salute finanziaria del club.
Oggi, il Cruzeiro sta pagando per i titoli conquistati in maniera confusionaria negli ultimi anni, dal 2013 e 2014 fino al 2017 e 2018. Sapevamo che il conto sarebbe stato salato, ma molta gente è cieca, pensa che la colpa sia comunque mia solo perché ho preso il controllo del club”, ha detto il presidente lo scorso ottobre. «In Brasile, molte volte, una cosa sbagliata che funziona è tutto ciò che la gente vuole vedere».
Debiti, stipendi arretrati e processi
Tra stipendi arretrati, oltre 100 processi attivi, casse svuotate e scontri politici all’interno del club, l’inferno del Cruzeiro dura ormai da più di un anno. La retrocessione del 2019 è stata la conseguenza di una gestione incapace di porre un freno alle spese, arrivando a vedere mancare il denaro per le cose essenziali. In questo processo di rovina finanziaria, Wagner Pires de Sá ha smesso di pagare tasse importanti. Così, il Cruzeiro è stato escluso dal Profut, il programma di modernizzazione della gestione e di responsabilità fiscale del calcio brasiliano.
In questo modo, si è arrivati al caos: il Consiglio Deliberativo e il Consiglio Fiscale, che avrebbero avuto il compito di monitorare le spese, “hanno chiuso gli occhi” di fronte ad anomalie poi portate alla luce da reportage realizzati da “Fantástico”, trasmesso da Globo, e poi su altri media.
«Non c’è alcuna irregolarità», è arrivato a dire nel 2019 il presidente del Consiglio Fiscale, Paulo Marcondes Pedrosa, a proposito della gestione Wagner Pires de Sá. Lo stesso Pedrosa è diventato poi presidente del Consiglio Deliberativo nel 2020, tra critiche e accuse dell’opposizione. La Polizia Civile e il Ministero Pubblico di Minas Gerais sostengono che la gestione cruzeirense si sia macchiata di crimini quali il riciclaggio di denaro, appropriazione indebita, falsità ideologica e formazione di un’associazione a delinquere.
Nella prima tappa di una lunga investigazione, sono stati denunciati l’ex presidente, l’allora vice-direttore sportivo Itair Machado, l’ex direttore generale Sérgio Notato e altre sei persone. Gli investigatori hanno accertato un danno economico di 6,5 milioni di reais, anche se la perdita delle casse del Cruzeiro è stata di gran lunga superiore. Soltanto nel 2019, per esempio, il deficit è stato di 394 milioni. Inoltre, il debito totale della Raposa può superare il miliardo di reais nel bilancio del 2020.
La crisi dietro le quinte mina le speranze di promozione
Disputare la Serie B nell’anno del proprio centenario non faceva parte del copione. Da quando il campionato brasiliano ha adottato il sistema del girone all’italiana, ogni grande squadra che retrocede riesce subito a risalire nell’anno successivo. Tuttavia, la confusione politica ancora effervescente dietro le quinte del club, i gravi problemi finanziari e la crisi istituzionale, oltre alle deludenti prestazioni dentro il rettangolo verde, stanno per inchiodare il Cruzeiro nel campionato cadetto per il secondo anno di fila.
Dopo che Sérgio Santos Rodrigues è diventato presidente, nel giugno scorso, uno dei suoi fedeli scudieri, Léo Portela, è arrivato a dire che la Raposa avrebbe centrato il ritorno in Serie A entro il giorno del suo centenario. Una previsione che si è rivelata ben distante dalla realtà. Un tempo grandi alleati, Portela e Rodrigues hanno interrotto i rapporti, ed è solo un esempio degli innumerevoli problemi politici che aggravano la situazione del Cruzeiro.
Soltanto nel 2020 il club ha attraversato due elezioni presidenziali e due ulteriori scrutini per eleggere il presidente del Consiglio Deliberativo. Dentro al campo, la squadra potrebbe trovarsi ad affrontare una concorrenza ancor più agguerrita per la promozione del 2021. Vasco e Botafogo, due società con grande tradizione e un’importante tifoseria, rischiano di essere retrocesse e potrebbero fare compagnia al Cruzeiro nella prossima edizione della Serie B.
«Il club ha tutto per potersi riprendere, ma deve esserci sintonia tra dirigenza, giocatori, commissione tecnica e consiglieri. Il Cruzeiro è finito in Serie B con la squadra più costosa della stagione, oggi ha la squadra più costosa della seconda divisione e comunque i risultati non arrivano. È questo che dovrebbe vedere un dirigente, dovrebbe trovare una soluzione», ha affermato Joãozinho.
Serie B, la realtà
In Serie B, il Cruzeiro sta vivendo la crisi più profonda della sua storia. All’undicesimo posto in classifica, con 41 punti ottenuti da 32 partite, può arrivare massimo a 59 punti, a patto che vinca le sei partite rimanenti (al momento in cui scriviamo, il Cruzeiro ne ha già giocate tre di queste, con due sconfitte e una vittoria, N.d.T.), e deve in ogni caso sperare in qualche inciampo delle squadre che lo precedono.
A questo punto, le chance di un ritorno in Serie A sembrano remote e il Cruzeiro potrebbe essere la prima grande squadra a passare due stagioni di fila nella serie cadetta.
Persino il tecnico stesso, Luiz Felipe Scolari, ha già dichiarato che la promozione non rientra tra i piani di quest’anno: «Quello per cui sono stato chiamato, e quello che farò, faremo, è evitare che il Cruzeiro vada in Serie C. […] Devo pensare alla squadra che ho preso in carico e a fare i punti necessari per allontanarci dalla zona retrocessione. Non ci si salva dalla Serie C solo per la maglia, lo si fa grazie ai giocatori. E non ci si salva solo con i ragazzi, ma con giocatori un po’ più esperti, rodati, e da qui dobbiamo ripartire per l’anno prossimo», ha commentato dopo il pareggio per 0-0 contro il Cuiabá del 29 dicembre.
I campioni del passato, però, non smettono di credere che il Cruzeiro possa tornare a vivere i giorni di gloria di un tempo.
Si ringraziano UOL Esporte e gli autori Adriano Wilkson e Guilherme Piu per la collaborazione.