di Åke Stol – Idrottens Affärer, 29/09/2020

https://idrottensaffarer.se/kronikor/2020/09/agne-simonsson-fornyade-fotbollen

Traduzione di M. Albanese

Il bilancio delle vittime della pandemia è in aumento, e questo avviene in maniera del tutto indipendente dalla furia con cui il Covid-19 avanza. Ma adesso anche Agne Simonsson, quello splendido artista del calcio, appartiene alla lista delle vittime causate dal virus.

Posso dire di aver avuto la fortuna di essere riuscito ad ammirarlo dal vivo, in campo, quando io mi trovavo agli inizi della mia – lunga – carriera calcistica mentre lui era alla fine della sua, almeno nei panni di calciatore. Agne Simonsson è stato un attaccante che ha rivoluzionato l’intero calcio svedese. È stato una punta centrale completamente nuova: mai prima di lui si era vista una cosa simile. Questa peculiarità l’ha portato fino a quel grande club che è il Real Madrid: è lui l’unico svedese che abbia mai giocato lì.

C’era una volta un passato in cui il centravanti ideale si chiamava Gunnar Nordahl: fisicamente potente, rapido, sempre in prima linea all’attacco, dotato di un tiro estremamente potente. Quando c’erano da forgiare dei nuovi centravanti, il prototipo era lui. A tanti calciatori di talento veniva quindi affibbiato un epiteto del tipo «questo può diventare il nuovo Nordahl». Ma nessuno poté mai essere all’altezza di questo idealtipo.

Ecco, Agne Simonsson era invece di tutt’altro genere. È stato davvero un grande calciatore, un calciatore aggraziato, che giocava per l’intera squadra: era come un direttore d’orchestra dalla raffinata visione di gioco e dalla tecnica squisita. Probabilmente, lui è anche il primo vero centravanti che il calcio svedese abbia prodotto.

Un calciatore splendente

Agne è stato un uomo che giocava in avanti il pallone o che tornava indietro verso la difesa, per essere coinvolto nella costruzione del gioco, prima di posizionarsi velocemente nell’area di rigore degli avversari, cercare degli spazi lasciati liberi e trovare infine il gol. Ma sapeva anche essere un abile protagonista: e infatti ha segnato 27 reti in 51 partite con la Nazionale svedese.

Inoltre, è l’unico svedese – insieme a Nils ‘Nisse’ Liedholm e Hanna Ljungberg – ad aver segnato un gol in una finale di Coppa del Mondo. Lo ha fatto contro il Brasile nel 1958, quando i brasiliani vinsero 5-2 e nacque il mito di Pelé, al Råsunda [diminutivo di Råsundastadion, stadio costruito nel 1937 a Solna, municipalità di Stoccolma: ha ospitato il Mondiale 1958 e le partite casalinghe dell’AIK fino al 2012, nel 2013 è stato demolito e sostituito dalla Friends Arena, N.d.T.]. In quel periodo Agne era ancora un semplice giocatore di Division-2 (che era allora la Seconda Divisione, la seconda per importanza rispetto all’Allsvenskan), ma giocava nell’Örgryte, la squadra che l’anno precedente aveva perso la qualificazione all’Allsvenskan nello spareggio contro il Motala AIF. Io quella partita l’ho vista.

Hanno parlato di Simonsson come attaccante centrale, quindi un paragone con Nordahl si può fare – ma probabilmente molti hanno capito che nessuno sarebbe stato in grado di copiare Gunnar Nordahl. Comunque, la bella intesa di Agne col suo compagno di squadra Rune Börjesson è diventata celebre: insieme, i due hanno raccolto successi all’Örgryte, tornato in Allsvenskan nel 1959, ma anche in Nazionale. Conclusa la carriera da calciatore, Agne avrebbe reso il suo ÖIS [diminutivo di Örgryte Idrottssällskap, N.d.T.] campione di Svezia nel 1985, da allenatore.

1959: un anno da ricordare

Si è detto molto sul fatto che nell’anno 1959 Agne Simonsson non solo avesse ricevuto, il Guldbollen come migliore calciatore della Svezia, ma anche la medaglia d’oro del quotidiano Svenka Dagbladet [il Guldbollen è il Pallone d’Oro svedese, premio che la Federcalcio assegna dal 1946, assieme a un quotidiano, lo Stockholms-Tidningen fino al 1965, l’Aftonbladet da allora. La medaglia d’oro di Svenska Dagbladet è invece un altro premio, che viene assegnato allo sportivo, o alla squadra, migliore dell’anno, N.d.T]. 

Si è invece detto meno sul livello piuttosto basso che lo sport svedese poteva avere in quel momento agli occhi del resto del mondo. O meglio, Agne ha ottenuto il Guldbollen principalmente per via di una magnifica performance con due reti segnate all’Inghilterra, a Wembley, in un’amichevole con la Nazionale. E tutto questo l’anno dopo la sopracitata Coppa del Mondo. A quei tempi, la vittoria contro l’Inghilterra a Wembley era considerata una delle imprese più grandiose che gli svedesi potessero mai raggiungere in campo internazionale. Agne giocò brillantemente quella partita, si fece veramente onore. Ma in quel momento si fece probabilmente più onore che mai. 

L’esperienza col calcio professionistico spagnolo [al Real Madrid, N.d.T.] non fu infatti un successo. Simonsson avrebbe dovuto sostituire quel fenomeno di Alfredo Di Stéfano nella rosa del Real Madrid 1960. Un Real Madrid che allora era la migliore squadra di club del mondo: aveva vinto la Coppa dei Campioni negli anni 1956, 1957, 1958, 1959 e 1960, quando Agne arrivò lì per la stagione autunnale [nel 1959 l’Allsvenskan è passata da una durata cosiddetta “europea”, con inizio in autunno e fine in primavera, a una durata più gestibile sotto il profilo climatico, dunque con inizio campionato a marzo e fine a ottobre. Per questo l’autore parla di “stagione autunnale”, N.d.T.]. 

Prima che il Real vincesse di nuovo la Coppa dei Campioni sarebbe arrivato l’anno 1965, ma Agne a quel punto era già tornato all’Örgryte. Simonsson ha segnato in tutto 106 gol in 158 partite di Allsvenskan, come attaccante, ma anche come una sorta di regista offensivo. Non è mai stato realmente visto come il tipico capocannoniere. C’è persino chi ha calcolato che Simonsson avrebbe dovuto giocare il doppio del tempo per poter segnare tutte le reti che invece ha realizzato. Con la maglia bianca dell’agognato Real Madrid, ci sono state sole tre partite (e un gol) nel 1960-61. Poi Simonsson è stato ceduto in prestito alla Real Sociedad nella stagione 1961-62, dove giocò 22 partite (otto reti) prima di tornarsene nel calcio svedese.

È stato uno dei calciatori più eleganti

In tanti hanno avuto la percezione che Agne fosse misterioso e testardo. Io ho sempre pensato che fosse piuttosto un uomo gentile e amichevole, col quale parlare. Una persona dal basso profilo, meticolosa, saggia, generosa e allegra. Diversi calciatori hanno certificato cosa significasse per loro avere Agne Simonsson come allenatore e quanto avessero imparato da lui: grazie alle sue analisi e alle sue idee un po’ particolari su come si potesse giocare un calcio offensivo. Non ultimi, lo hanno certificato i calciatori dell’Örgryte che, in maniera clamorosa, riuscirono a vincere il Campionato svedese del 1985 al termine di un duello contro gli agguerriti rivali e concittadini dell’IFK Göteborg.

Io stesso ho sentito da molte persone commenti sull’Agne Simonsson allenatore, commenti che hanno ricordato la sua eccezionalità: tra questi, i calciatori di Malmö FF e Nazionale svedese Thern, Dahlin, Schwarz e altri ancora, che davanti a Roy Hodgson dissero come lui li avesse resi dei grandi calciatori, «quasi al livello raggiunto da Agne», ed erano gli stessi calciatori che avrebbero ottenuto la medaglia di bronzo alla Coppa del mondo organizzata dagli Stati Uniti nel 1994.

Gli ultimi anni della sua vita, Agne li ha trascorsi su una sedia a rotelle per via di una malattia. Il 19 ottobre prossimo [2020, N.d.T] avrebbe compiuto 85 anni. Tutti noi lo ricordiamo come uno dei calciatori più saggi e intelligenti, l’architetto di un nuovo tipo di calcio, elegante sia quando giocava per la squadra che quando decideva le partite con quel suo stile così personale.

(Si ringrazia sentitamente Åke Stolt, pluripremiato giornalista e scrittore svedese, autore di otto libri e inviato a 15 Giochi olimpici e 8 Coppe del mondo, per aver consentito la traduzione del suo prezioso ricordo di Simonsson)

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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