di Roberto Brambilla

“Wasserträger”, letteralmente “colui che porta l’acqua”. In altre parole un gregario. A Herbert Wimmer questo soprannome è rimasto attaccato, quasi come un’etichetta su una bottiglia. “Hacki”, come l’aveva soprannominato un suo compagno, il portiere Manfred Orzsessek, ha avuto un giorno in cui si è “travestito” da goleador. È domenica 18 giugno 1972 e si gioca allo stadio Heysel di Bruxelles la finale del quarto campionato europeo per Nazionali tra Germania Ovest e Unione Sovietica. Wimmer, che in Belgio a Eupen, il centro della comunità tedescofona del Paese ci è nato, è uno dei punti fermi della Nationalmannschaft. Il ct Helmut Schön l’aveva convocato per la prima volta nell’autunno 1968 per un match di qualificazione mondiale contro Cipro, ma è dal 1971, l’anno in cui il Borussia Mönchengladbach, la sua squadra, riesce a confermarsi campione di Germania, che il commissario tecnico lo schiera con regolarità. Wimmer ha una tecnica discreta, ma soprattutto una grande forza fisica. Il merito della sua crescita è soprattutto di Hennes Weisweiler, l’allenatore del ‘Gladbach. È stato lui a pescarlo nel Borussia Brand nel ’66 e a volerlo tra i suoi “Puledri”, dopo averlo provato due volte. Hennes, l’uomo che ha diretto per tredici anni, tra il 1957 e il 1970 il corso allenatori della DFB, cambia soprattutto posizione ad “Hacki”. Da esterno offensivo lo trasforma in centrocampista difensivo. 

È la fortuna di Wimmer, che viene schierato a fianco di Günter Netzer, suo coetaneo. I due sono estremamente diversi, per caratteristiche e per personalità in campo e fuori, ma si completano. Netzer lancia, inventa, rifinisce, Herbert copre, corre, sbuffa. La coppia tra il “mondano”  Günter e il tranquillo Herbert funziona anche in Nazionale. Sono loro due, insieme a Uli Hoeneß, a guidare il centrocampo della Nationalmannschaft in una delle più importanti partite della sua storia. È quella del 29 aprile 1972 a Wembley, contro l’Inghilterra, nell’andata dei quarti di finale degli Europei, l’ultimo turno prima della fase finale. A Londra la Nazionale di Schön fa un capolavoro. Gerd Müller e Uli Hoeneß firmano uno storico 3-1 per la Germania Ovest. Non era mai successo che i tedeschi espugnassero Wembley. Quel trionfo, unito allo 0-0 del ritorno a Berlino, vale il pass per l’Europeo, che si gioca in Belgio. E sono proprio i padroni di casa, a essere i primi avversari dei tedeschi dell’Ovest nella fase finale nella semifinale di Anversa. 

I “Diavoli Rossi” sono una squadra ostica, con un fuoriclasse come Paul van Himst in attacco e un mago come Raymond Goethals in panchina. L’incontro è a tratti duro, soprattutto perché i belgi, davanti a 59mila spettatori non si fanno problemi a fermare con le maniere forti Gerd Müller e Erwin Kremers, gli attaccanti tedeschi. Insieme a Netzer Wimmer è uno dei migliori in campo, in una squadra che è costruita su due “blocchi”, quello del Bayern Monaco e quello del Borussia Mönchengladbach, i due club che si contendono la Bundesliga. La Germania Ovest, che solo quattro anni prima aveva mancato la qualificazione a Italia ’68 con un clamoroso pareggio 0-0 contro l’Albania, si gioca il titolo continentale per la prima volta. L’avversaria è l’Unione Sovietica. Le due squadre si conoscono bene, anche perché si sono incontrate solo tre settimane prima, il 26 maggio, nel match organizzato per l’inaugurazione dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera, impianto che da lì a qualche mese avrebbe ospitato i Giochi Olimpici estivi. In quell’occasione era finita 4-1 per la Germania Ovest con un poker firmato da Gerd Müller . A Bruxelles la Nazionale di Helmut Schön gioca praticamente in casa. Decine di migliaia di tedeschi sono arrivati dalla Repubblica Federale riempiono gli spalti dell’Heysel e la capitale belga, tra canti, trombette e qualche birra di troppo  Il ct della Nationalmannschaft vuole impostare una partita d’attacco e ad alto ritmo, a Wimmer dà un compito preciso. «Dovevo fare attenzione al playmaker sovietico Kolotov – ha raccontato al sito della Federcalcio tedesca nel 2019, per i suoi 75 anni – ma potevo naturalmente anche spingermi in avanti». Il piano partita di  Schön riesce. E i tedeschi dominano. 
Al 20′ Gerd Müller  finalizza una prolungata azione offensiva per l’1-0, mentre poco dopo l’intervallo Netzer imposta la ripartenza, la dà a Jupp Heynckes, suo compagno al ‘Gladbach che la mette nello spazio alle spalle della difesa sovietica, dove si è inserito proprio Wimmer. «Fortunatamente la palla rimbalzava  ancora – ha ricordato sempre nel 2019 Wimmer – così ho potuto stopparlo anche con il mio piede debole, il sinistro. E poi il portiere non lo vedevo molto bene». In equilibrio precario con il difensore che recupera su di lui “Hacki” riesce a mettere un diagonale, un po’ sporco, ma preciso. È gol, lo abbracciano tutti, lui non ci crede. La chiuderà poi Gerd Müller, per il 3-0 che porta alla Germania Ovest il suo primo titolo continentale. È la vittoria che segna l’inizio di un ciclo vincente per la Nationalmannschaft. Wimmer ci sarà, ma non sempre come protagonista. Conquisterà infatti il Mondiale del 1974, guardando però la finale di Monaco dalla tribuna come il suo compagno e amico Netzer, ma sarà in campo a Belgrado nel ’76 nella finale europea contro la Cecoslovacchia decisa da rigore di Antonin Panenka. La maglia della Nationalmannschaft, l’unica che vestirà insieme a quella del Borussia Mönchengladbach con cui vincerà cinque campionati, una Coppa di Germania e una Coppa UEFA, se la toglierà solo nel 1978, dopo l’eliminazione nel mondiale argentino per mano dell’Austria. “Hacki”, che dopo il calcio si dedicherà ad altro, di quel giorno magico a Bruxelles ha conservato per anni nel suo locale la medaglia dei vincitori e la maglia di Kolotov, oltre a una videocassetta, in cui ci sono le immagini della partita. Di quei 90 minuti, dove un gregario è diventato goleador.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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