da un articolo della redazione di Sport24.ru , 12/03/2021
Traduzione di Andrea Passannante
Il portiere estone Poom, che ha giocato in Inghilterra segnando anche alla sua ex squadra, odiava l’Urss
Non tutti i calciatori attivi nel periodo postsovietico hanno debuttato brillantemente nella Premier League inglese. Ad esempio, Andrej Aršavin ha cominciato la sua esperienza all’Arsenal con un pareggio a reti inviolate contro il Sunderland. C’è invece chi che non scorderà mai il suo debutto in Premier, ossia l’estone Mart Poom: emozioni intense, come quelle che ha vissuto nel suo primo giorno ufficiale sui campi inglesi, si ricordano per tutta la vita. Sport24 racconta la storia del portiere originario di Tallinn.
Mart Poom nasce il 3 febbraio 1972 nella capitale estone. Frequenta la scuola media n°49 con ottimi risultati e in seguito si iscrive all’Università Tecnica di Tallinn senza portare a termine gli studi, dopo aver deciso di concentrarsi completamente sul calcio. Nei primi anni della sua carriera, Poom gioca nel Tallinn Lõvid [letteralmente i Leoni di Tallinn, N.d.R] e nello Sport Tallinn, che in quel periodo partecipa alla seconda divisione del campionato Urss. All’uscita dell’Estonia dall’Unione Sovietica mancano sei mesi.
Con la caduta della cortina di ferro [nonostante l’Estonia fosse un Paese sul quale cominciavano a battere i raggi del sole dell’Unione Europea, N.d.R], Poom si trasferisce in Finlandia al KuPS [Kuopion Palloseura, N.d.T], club della città di Kuopio. A metà degli anni Novanta riceve una proposta dalla nebbiosa Albione: Mart diventa un calciatore del Portsmouth, che in quel momento è in First Division, disputando soltanto alcune partite.
Il successivo prestito al Flora Tallinn non può certo rappresentare un vettore di sviluppo per la sua carriera. Nella primavera del 1997 il Derby County offre al Portsmouth l’equivalente di 700.000 euro per assicurarsi le prestazioni di Mart e i club chiudono l’accordo con una stretta di mano. Lo stesso Poom è al settimo cielo: a differenza dei Pompey [così vengono soprannominati i calciatori del Portsmouth, N.d.T], i Rams [gli “Arieti” del Derby County, N.d.T] partecipano alla Premier League. Finalmente Poom può debuttare nella massima lega calcistica britannica!
«Durante l’infanzia tifavo Manchester United e il mio idolo era Peter Schmeichel. Il mio debutto cadde proprio a Old Trafford, il “Teatro dei Sogni”, subito dopo la pausa internazionale. Il Derby mi aveva messo sotto contratto alla fine di marzo e prima della partita ero riuscito ad allenarmi con la squadra solo un paio di volte. Non conoscevo molto bene i nomi dei miei compagni di squadra e questo, come potete capire, non è un gran vantaggio per un portiere.
Per qualche motivo, la mia divisa da gioco non arrivò in tempo per la partita. Perciò, la mattina prima del match, un collaboratore del Derby County si recò presso il negozio ufficiale del Manchester United e acquistò una maglia del loro portiere. Coprì con un tessuto nero il suo nome e il numero sul retro, poi ci attaccò sopra il numero 21 e il mio cognome: Poom» così l’estone ricorda i suoi primi giorni al Derby County.
Nella partita contro il Derby, la squadra di Alex Ferguson è chiaramente la favorita: il Manchester United è campione in carica del torneo e fino a quel momento ha perso soltanto una partita in tutta la stagione. Nonostante ciò, i Rams se ne vanno da Manchester con una vittoria [3-2, N.d.R] e Poom, che ha portato fortuna al suo nuovo club, si innamora immediatamente dei tifosi. «Prima della partita ero chiaramente molto nervoso, tentavo di concentrarmi e dicevo a me stesso: «Non guardare queste tribune giganti. Segui semplicemente il gioco e la palla». Poi ho respinto un paio di tiri di Ryan Giggs ed Eric Cantona, queste parate mi hanno rassicurato» racconta Poom.
In totale, il portiere estone resterà al Derby per sei stagioni e dimostrerà una straordinaria dedizione alla squadra, rifiutando proposte allettanti di altri club. Tra questi, anche il Manchester United: Sir Alex aveva chiamato Poom per coprire il ruolo di portiere di riserva, ma l’estone aveva rifiutato:
«Avevamo traslocato a Pride Park [stadio del Derby County, N.d.T], tutta la città era con noi. Derby è un posto magnifico per giocare a calcio, hai il massimo sostegno dei tifosi. Sei orgoglioso di far parte di quella realtà. Al Derby sono riuscito ad affermarmi come numero uno, sono stato il portiere titolare durante tutta la mia permanenza nel club. Avevo un rapporto speciale con i tifosi del Derby. Per questo non ho mai chiesto di essere ceduto, nonostante al club fossero arrivate offerte delle offerte. Una di queste dal Manchester United, un’altra dall’Everton. Erano davvero grandi club, ma io ero totalmente fedele al Derby e sono soddisfatto di essere rimasto al club».
Poom lascia gli “Arieti” soltanto dopo la retrocessione della squadra dalla Premier League e neanche subito: trascorre infatti ancora un anno con il Derby in First Division. Poi si trasferisce al Sunderland, dove retrocede nuovamente in First Division. Nella stagione 2002/03 i Black Cats offrono delle prestazioni terribili: la squadra perde 27 partite su 38 e prima della fine del campionato vengono licenziati 70 dipendenti, mentre a tutti gli altri viene ridotto di un quarto lo stipendio.
Ma la retrocessione del Sunderland in First Division regala alla storia una trama incredibile. Alla nona giornata della stagione successiva, Poom e il suo Sunderland giocano in casa del Derby County. Al novantesimo minuto gli ospiti sono in svantaggio con il punteggio di 0-1. Calcio d’angolo per il Sunderland. Mart si getta nell’area di rigore avversaria, spicca il volo…e colpisce la palla, mettendola nella porta del suo ex club!
«Del periodo trascorso al Sunderland ricordo quella partita con enorme piacere. Per la prima volta mi trovavo allo stadio del Derby nelle vesti di ospite. Stavamo perdendo ed eravamo già nei minuti di recupero quando ci siamo guadagnati due calci d’angolo consecutivi. Prima del secondo, il nostro allenatore Mick McCarthy mi ha indicato di salire in attacco. Poi ho fatto gol! Anche se il colpo di testa, ovviamente, non era nulla di speciale» racconta Poom.
Dopo tre stagioni allo Stadium of Light, la carriera di Mart subisce l’ennesima svolta inaspettata. Ad Arsène Wenger e al suo Arsenal serve un terzo portiere e l’esperto allenatore francese mette gli occhi sul trentatreenne Poom. Una sorpresa assoluta: prima del trasferimento a Londra, l’estone aveva sofferto molto per via di un ginocchio infortunato, aveva affrontato alcune operazioni e aveva pensato seriamente al ritiro. L’offerta di un top club, sebbene nel ruolo di riserva di Almunia, che a sua volta era riserva di Lehmann, sembra un regalo del destino.
«L’opportunità di andare all’Arsenal mi rese molto contento. Fu una grande sorpresa. Perché prima di allora avevo ripreso ad avere problemi con il ginocchio, avevo affrontato tre operazioni. Per la prima squadra dell’Arsenal ho giocato una partita e mezza in totale. Non molto, ma sono riuscito a fare un’esperienza molto piacevole. Giocare per una squadra di livello mondiale è una sensazione formidabile» dice Poom.
Mart fa il modesto: non soltanto ha giocato due partite con l’Arsenal, ma in quelle due partite non ha neanche incassato un gol. Un record assoluto, proprio come Sam Allardyce sulla panchina della Nazionale inglese. Nella stagione 2005/06 Poom va tre volte in panchina durante la campagna dell’Arsenal in Champions League. Risultato: nel maggio del 2006 gli viene consegnata la medaglia d’argento. Proprio in quella stagione, infatti, l’Arsenal riesce a raggiungere la finale, che si disputa a Parigi. Durante quella partita decisiva, Jens Lehmann viene espulso e Almunia, subentrato dalla panchina, commette un errore fatale. In seguito alla sconfitta, i tifosi dell’Arsenal hanno pensato: cosa sarebbe successo se Wenger avesse scelto Poom come secondo portiere?
Durante la sua permanenza in Premier League, Mart non amava quando lo identificavano come “russo”. Insisteva perché tutti i tifosi imparassero il nome del suo Paese di provenienza: «In Inghilterra molti pensano che l’Estonia sia una parte della Russia, ma non è così. Per favore, rispettate il nostro piccolo Stato. Ho molti amici russi, ma non chiamatemi russo. Io sono estone».
Nel 1999 fu chiesto a Mart che cosa avrebbe fatto se avesse avuto a disposizione una macchina del tempo. «Tornerei all’inizio degli anni Quaranta e proverei a impedire l’occupazione dell’Estonia» rispose il portiere. Alla domanda «con chi non avrebbe voluto trovarsi in ascensore», Mart diede ancora una volta una risposta chiara: «Con Iosif Stalin. Ha annientato il suo popolo e mandato intere famiglie nei campi di lavoro. Mio nonno fu mandato in Siberia, ma per fortuna riuscì a sopravvivere».
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Oggi Poom lavora come allenatore dei portieri nella Nazionale dell’Estonia. Il figlio di Mart, Markus, nato nel 1999 a Derby, ha seguito le orme del padre ed è diventato anche lui calciatore. Markus è centrocampista e, stando a Transfermarkt, il suo contratto con il Flora Tallinn scadrà il 31 dicembre del 2023.
In questa stagione il figlio di Poom ha brillato nel turno di qualificazione all’Europa League, nella partita poi persa 1-3 contro la Dinamo Zagabria. Nel 2017 Markus si è laureato campione d’Estonia con il Flora Tallinn, nel 2018 ha disputato tutte le 36 partite del campionato nazionale, arrivando in terza posizione.
(Per la traslitterazione dei nomi dei calciatori dall’alfabeto cirillico a quello latino è stato adottato il sistema scientifico. Si ringrazia la testata Sport24 per la cortesia e la disponibilità.)