Il piccolo club della campagna inglese si vanta di essere la squadra più “verde” del pianeta e mette in discussione le norme che circondano il calcio e l’esperienza degli spettatori.
di Daniel Gallan – NEW FRAME (30/11/2020)
Traduzione di Alex Čizmić
«La vita contemporanea ci sta uccidendo. Dovrebbe essere ovvio».
Questa è la riflessione con cui comincia l’ultimo capitolo di Manifesto, un libro di recente pubblicazione scritto da Dale Vince. L’imprenditore britannico, impegnato nel campo dell’energia verde, non ha messo in discussione solo il modo in cui pensiamo all’impatto che abbiamo sull’ambiente ma anche a come lo sport che amiamo contribuisce al riscaldamento globale.
Oltre a Ecotricity, un’azienda che trasforma l’energia eolica in elettricità dal 1996, Vince possiede il Forest Green Rovers, un club di League Two che ha base a Nailsworth, una cittadina rurale nella regione del Gloucestershire. Non è una società sportiva qualunque: l’autobus della squadra è completamente elettrico, così come il tosaerba che taglia il prato, privo di pesticidi, del New Lawn Stadium.
E non è tutto. Le maglie e i parastinchi dei calciatori sono fatti di bambù biodegradabile. Il sapone negli spogliatoi e nei bagni pubblici dello stadio è a base vegetale ed eco-sostenibile. Il cibo servito durante le partite negli uffici aziendali e negli stand alimentari dell’impianto sono totalmente privi di prodotti di origine animale e nel 2017 il club è diventato la prima società calcistica a ricevere il marchio Vegan della Vegan Society [la più antica società vegana del mondo fondata nel 1944 nel Regno Unito, N.d.T].
I pasti dei calciatori sono vegani, sebbene non tutti loro lo siano. Alcuni sono stati “convertiti” al veganismo, convinti dalle alte prestazioni derivanti da una dieta libera da prodotti di origine animale e dalle tesi secondo cui una dieta vegana aiuterebbe nel recupero dagli infortuni e a ridurre le infiammazioni.
Queste innovazioni, com’era prevedibile, hanno attratto l’ostilità dei tifosi rivali. Durante una trasferta in casa del Walsall FC nella scorsa stagione, il difensore centrale del Forest Green Farrend Rawson è caduto in seguito a un terribile duello aereo che lo ha lasciato immobile a terra. I tifosi locali non hanno mostrato nessuna compassione e hanno gridato all’unisono: «Sporco vegano bastardo, stai mangiando la nostra erba!».
«Onestamente, penso fosse un coro ironico» afferma Vince. «Il calcio è pieno di sfottò del genere, sempre fatti in tono scherzoso. Qualche anno fa un club venne qui, vincevamo 4-0 e i loro tifosi si misero a cantare “Where’s your burger van?” [Dov’è il vostro furgoncino degli hamburger, N.d.T] sul ritmo di Where’s your mama gone?. L’ho trovato spiritoso».
Il Forest Green è già sinonimo di cucina vegana. Quando il club si è assicurato la promozione in League Two nel 2017, dopo aver battuto 3-1 il Tranmere Rovers a Wembley, il telecronista Bob Hunt ha esclamato: «Fatemelo dire. Cheltenham, Swindon, Newport… la prossima stagione mangerete hummus perché il Forest Green Rovers è in League Two». Quelle parole sono ora incise sulle pareti degli uffici dirigenziali.
«Per qualche ragione, le persone si sono fissate col cibo» sottolinea Vince. «Tutti mangiano, forse è questo il motivo. Qualcuno si sente addirittura offeso dalle nostre scelte. Il presidente del Carlisle non mangia il nostro cibo per principio, essendo impegnato nell’industria della carne. Per un sacco di gente, le pinte di birra, gli hamburger e il Bovril [un estratto di carne, N.d.T] sono parte integrante della loro esperienza allo stadio. Noi offriamo tutto ciò, senza che nessun animale debba morire. So che parte dei nostri tifosi non sono felici che siamo vegani, ma so che molti di più hanno aperto gli occhi grazie a ciò che facciamo».
UNO STADIO FATTO INTERAMENTE IN LEGNO
Effettivamente, il Forest Green vanta tifosi in più di 50 paesi del mondo. Nella scorsa stagione la nuova, sgargiante prima maglia con strisce zebrate neroverdi è andata a ruba in pochi minuti dal momento del lancio. Gli ordini sono arrivati anche da lontano, da paesi quali Australia, Cina e Stati Uniti.
Non è solo il cibo ad aver attirato così tanta attenzione. Nel 2018 il Forest Green è diventato la prima e unica società sportiva a emissioni zero riconosciuta dall’Onu, con cui ha collaborato alla progettazione dell’iniziativa Sports for climate action [Lo sport per il cambiamento climatico, N.d.T] che mira a coinvolgere la comunità sportiva nella lotta globale contro il cambiamento climatico.
Il piano per la costruzione di un nuovo stadio è stato approvato: sarà interamente in legno, ad eccezione delle viti, si troverà all’interno di un parco commerciale legato all’industria verde e creerà 4.000 posti di lavoro eco-consapevoli.
«Sarà lo stadio più verde al mondo da quando i Romani inventarono il cemento» fa notare Vince. «Più del 75% dell’impronta ecologica di uno stadio moderno proviene dai materiali con cui è costruito. Per questa ragione tra i nostri materiali non ci sarà assolutamente il cemento. Svilupperemo una nuova area paludosa, costruiremo case ecocompatibili, pianteremo alberi e ci spingeremo oltre i limiti dello sviluppo sostenibile per mostrare che è possibile costruire uno stadio e un parco commerciale in armonia con la natura».
Deve esserci qualcosa nell’acqua di questa regione del sud-est dell’Inghilterra. A pochi minuti di autobus, oltre dolci colline e idilliache case di campagna, c’è una cittadina leggermente più grande di nome Stroud. Qui, nel maggio 2018, Gail Bradbrook e Simon Bramwell hanno favorito il lancio del movimento ambientalista mondiale Extinction Rebellion, spesso abbreviato in XR. Altri residenti illustri sono Jane Augsburger e Katerina Hasapopoulos, arrestate nell’aprile del 2019 dopo aver protestato all’esterno del quartier generale del gigante petrolifero Shell a Londra.
«È come una Silicon Valley per persone che vogliono combattere per un futuro migliore» risponde Vince quando gli viene chiesto cosa rende questa caratteristica parte di mondo una tale fucina di idee radicali. «Qui gravitano persone con idee simili. Ovunque ti giri, vedi poster di XR e negozi che si rifiutano di prendere parte allo sfruttamento e al massacro di animali. Sempre più case si affidano all’energia pulita. È un bel posto in cui vivere».
Sebbene non abbia mai tifato nessun club in particolare, Vince è sempre stato un appassionato di calcio. Questo però non significa che fosse eccessivamente entusiasta quando nel 2010 gli amministratori del Forest Green si rivolsero a lui per salvare la squadra che stava rischiando l’estinzione. Al tempo, la retrocessione nella quinta divisione del calcio inglese incombeva, il collasso economico era imminente e un club fiero dei suoi 120 anni di storia stava vacillando.
«Non ho mai avuto l’obiettivo di possedere o gestire una squadra di calcio o di lavorare in qualche modo nel settore» ricorda Vince. «Ma il club era nei guai ed era dietro casa. Sapevo cosa significasse per la comunità e decisi di far sì che passasse indenne la stagione estiva. Mi sembrò la cosa giusta da fare».
Ma anziché iniettare denaro in un progetto che fosse scollegato dal mondo circostante, Vince ha cercato di allineare il club ai suoi più ampi principi etici.
«Quando abbiamo intrapreso questa avventura, ci siamo resi conto che lo sport ha questa meravigliosa capacità di arrivare alla gente e interagire con essa nel luogo in cui vive» afferma. «Abbiamo pensato che ci saremmo potuti divertire nel creare un club calcistico rispettoso dell’ambiente. Perché non rendere gli amanti del calcio altrettanto appassionati dell’ambiente?».
HÉCTOR BELLERÍN COME AZIONISTA
Questo cambiamento non è stato universalmente apprezzato nel decennio che Vince ha trascorso a capo del club. L’anno scorso, intervenendo alla Cnn in forma anonima, una tifosa ha detto che il Forest Green è diventato «un club moralista che porta avanti l’agenda vegana in maniera esagerata». La ragazza ha aggiunto che molti suoi amici, tifosi di vecchia data del Forest Green, ora seguono la squadra solo in trasferta, dove i panini col bacon e gli hamburger di manzo non sono ancora stati vietati.
Storie come questa vengono messe in secondo piano da narrazioni più lusinghiere, come la notizia che a settembre il difensore dell’Arsenal Héctor Bellerín è diventato il secondo maggior azionista del Forest Green. Il 25enne spagnolo, che è vegano, è conosciuto per la sua consapevolezza sociale e ha recentemente raccolto il denaro sufficiente per piantare 60 mila alberi nella foresta amazzonica. Bellerín aggiunge così un autentico tocco di qualità a un movimento che è spesso relegato ai margini.
«I mancini e gli ambientalisti tendono a essere pignoli con i dettagli e gli avvertimenti e questo può spegnere la comunicazione e allontanare le persone» spiega Vince. «Come dico nel mio libro, dobbiamo divertirci nel portare avanti queste idee. Non mi piacciono i movimenti populisti promossi da Donald Trump e Nigel Farage, ma dobbiamo seguirne l’esempio per quanto riguarda la comunicazione».
Per questo motivo Vince è un sostenitore di XR, un gruppo che i critici hanno etichettato come estremista. Ha sostenuto anche gli scioperi scolastici mondiali istituiti dall’attivista climatica Greta Thunberg. Uno degli sponsor principali del Forest Green è Sea Shepherd, l’organizzazione internazionale per la conservazione marina che utilizza azioni dirette, come frapporre le proprie navi tra le baleniere e le balene, per proteggere la vita marina.
«Ciò che XR, Greta e Sea Shepherd hanno in comune è che sono dei disgregatori» dice Vince, che loda anche Greenpeace per aver lanciato rocce di granito nel Mare del Nord con l’obiettivo di ostacolare la pesca nella regione. «Sono gesti entusiasmanti che attirano l’attenzione. A volte, è più importante il modo in cui trasmetti il tuo messaggio che il messaggio stesso».
Questo non significa che il Forest Green sia solo un mero strumento utile alla filosofia ambientalista di Vince. La promozione in League Two [la quarta divisione del calcio inglese, N.d.T] è un successo che va oltre le aspettative per un club che sette anni prima ha affrontato seri problemi amministrativi. Ciò ha reso Nailsworth la più piccola città ad aver mai ospitato una squadra di League Two. Cucite sul retro di ogni maglietta, insieme al teschio e alle ossa incrociate della Sea Shepherd, ci sono tre stelle che simboleggiano l’obiettivo di raggiungere la Championship, la seconda divisione inglese.
IMPARARE DAL CORONAVIRUS
La reputazione del Forest Green, così come il potere economico del suo proprietario, fa sì che il club si trovi in una situazione meno precaria rispetto a tante altre società delle divisioni inferiori del calcio inglese a seguito dello scoppio della pandemia da Covid-19. In ogni caso, la batosta psicologica impartita dal coronavirus si è sentita profondamente anche al New Lane.
«È stato un campanello d’allarme» sostiene Vince. «Questo virus è la conseguenza del desiderio umano di consumare carne animale. Ci sono molte persone che chiedono un comportamento più responsabile quando usciremo da questa situazione. Io sono uno di loro. Non possiamo tornare alla vita di prima come se nulla fosse».
Vince resta ottimista anche in mezzo al caos. Evidenzia il lavoro dell’attaccante del Manchester United Marcus Rashford e come i suoi appelli per prolungare il servizio di mensa scolastica ai bambini in difficoltà economica abbia costretto il primo ministro britannico Boris Johnson a un’inversione di marcia. «È un altro esempio del potere di influenza dello sport» dice Vince. Poi c’è il risultato delle elezioni statunitensi. «Se non altro, rappresenta una vittoria enorme per il pianeta» constata Vince, convinto sostenitore e tra i principali donatori del Partito Laburista del Regno Unito.
I limiti spazio-temporali di una partita di calcio gli impediscono di cambiare il mondo da solo. Il calcio ha bisogno di persone visionarie che utilizzino lo sport più popolare come motore del cambiamento per aiutare a modellare la società a loro immagine e somiglianza e catturare l’attenzione di coloro che altrimenti rimarrebbero disinteressati. Ed è proprio ciò che un piccolo club della campagna inglese, guidato da un gruppo di anticonformisti, sta mettendo in pratica.